2/18/2012

..she needs her "scrappy kids"



 Lasciate che vi dica una cosa: quando ci si affeziona così tanto ad una band, da andare ben oltre la musica.. E' LA FINE.
Io, in una scala da 1 a 100, non saprei spiegarvi l'amore che provo per questi 5 ragazzoni qui accanto. Sappiate solo che è spropositato.

Detto ciò, quando sento l'urgenza di scrivere di loro vuol dire che qualcosa non va. E infatti.. è una di quelle giornate in cui non si capisce bene di che umore si è, non si ha voglia di fare nulla ne' avere nessun tipo di rapporto col mondo esterno. Scommetto che ognuno di voi abbia, per questi casi, un rifugio.. qualcosa in cui "rinchiudersi" per ritrovare la pace senza essere disturbati. Ebbene il mio luogo sicuro sono loro, gli Strokes (aborro chi usa l'articolo italiano davanti all'articolo inglese, scrivere "i The Strokes" sarebbe grammaticalmente sbagliato).

Anche se è la loro musica a darmi quel giusto distacco dalla realtà di cui ho bisogno per ritrovare l'equilibrio perso, la cosa che fa bene questo lavoro al 100% è "In Transit". Se non ne avete mai sentito parlare meglio così  (si sono gelosa e possessiva) ma per farvela breve è un film/documentario che gli Strokes hanno girato e auto-prodotto nel 2001 durante il loro primo tour nel Regno Unito. In questo film i 5 ragazzi ("scrappy kids" li definisce il loro manager Ryan Gentles) si mostrano per come realmente sono (beh..erano) alle prese con la loro fama iniziale, le interviste, i live, i fan, il primo tour oltre manica. Li vediamo scherzare tra loro, abbracciarsi, ballare insieme, ubriacarsi, fumare ashish, inseguirsi in aeroporto e prendersi a sberle (per finta, ovvio). Vediamo come Julian sia in evidente imbarazzo nel guardare l'obiettivo della telecamera, e nel rispondere alle domande che la speaker della bbc radio gli fa, e come Fabrizio e Albert d'altro canto siano quelli più a loro agio.
Ma va bene, non ho intenzione di raccontarvelo per filo e per segno, anche perchè come ho detto prima preferisco che non se ne parli molto di questa perla.
Il punto è, che guardando "In Transit" mi sembra di guardare un video amatoriale fatto da miei amici. Ogni volta sto li con un sorriso ebete stampato sul volto, li osservo, rido alle loro battute, e ogni volta è come se entrassi sempre più in intimità con loro. Come se riuscissi, tramite quelle vecchie immagini, a conoscerli sempre meglio. Mi sento così presa che mi sembra di aver vissuto tutto quello con loro, vorrei catapultarmi nel video e stare li a ridere e dire cazzate insieme.. e invece il fatto che loro abbiano delle vite di cui io non farò mai parte mi mette una tristezza infinita addosso (cosa darei per essere anche solo la sguattera che gli porta il caffè mentre sono in studio..).

Lo so, è assurdo considerare "amici" delle persone che non sanno nemmeno della mia esistenza, persone con le quali non ho condiviso nulla se non qualche chiacchiera post concerto ("hi Julian can you sign my ticket? oh and please, can I hug you?"), eppure a volte loro sono gli unici che riescono a farmi stare davvero in pace con me stessa e con il mondo.
Perciò, quando dico "ho bisogno di loro, mi mancano" è perchè DAVVERO ho bisogno di loro e mi mancano.
Sono miei amici. Loro non lo sanno, ma è così.
                                                                         
                                                                           

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